Reati tributari: anche i professionisti devono giustificare i movimenti dei propri conti correnti bancari.
Le presunzioni nel processo tributario non costituiscono prova nel processo, ma indizi che dovranno essere valutati liberamente dal giudice, unitamente ad elementi esterni che convalidino l’illiceità della condotta.
La S.C. con un costante orientamento che delinea i limiti di applicabilità delle presunzioni tributarie nell’ambito del processo penale, pur non costituendo di per sé prova della sussistenza del reato, costituiscono dati di fatto che devono essere valutati dal giudice liberamente, insieme ad elementi di riscontro a riprova della illiceità della condotta. La S.C. con la pronuncia della Sezione III penale, sentenza 27 marzo 2019 n. 13334 ha esteso l’applicabilità del suddetto principio anche ai compensi dei professionisti.
Secondo la S.C. “il principio ha portata generale visto che si applica sia al reddito di impresa che a quello da lavoro autonomo e professionale”.
Pertanto sia i prelevamenti che i versamenti che transitano nel conto del professionista devono avere una loro giustificazione, sia nel caso che derivino da attività professionale, sia che derivino da attività diverse non imputabile alla professione.
Avv. Giuseppe Scozzari