Commette reato il PM che nel corso dell’interrogatorio minaccia di arrestare un teste/indagabile.
La Suprema Corte di Cassazione (sent. N.20365/23) ha ritenuto sussistente il reato di violenza privata in capo a due PPMM (caso accaduto alla Procura di Trani), i quali nel corso di un interrogatorio di ben tre testimoni, dolosamente interrogati come persone informate sui fatti e non come indagati (quindi con tutte le garanzie difensive), li hanno minacciati di applicare la misura cautelare più grave ossia l’arresto, se non avessero confessato quanto richiesto dagli stessi.
Le frasi di circostanza proferite dai PPMM quali “niente male la vista del carcere di Trani”, oppure il riferimento alle “arance”, sono stati alcuni dei particolari sconcertanti dell’interrogatorio.
Si tratta di una condotta riprovevole non nuova purtroppo nei pubblici ministeri, entrambi condannati alla pena di 6 e 4 mesi di reclusione.
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on. avv. Giuseppe Scozzari