Dlgs 231/01. Sezioni Unite Penali. Nessuna messa alla prova per le società imputate.
A stabilirlo sono state le Sezioni unite penali, con la sentenza n. 14840/2023. È prevalso l’orientamento più rigoroso, ma penalizzante per le aziende.
Secondo la Cassazione l’inapplicabilità alle società dell’istituto della messa alla prova deriva: 1) dal limite della riserva di legge di cui all’art. 25 della Cost.. Nulla poena sine lege, il trattamento sanzionatorio penale nei confronti delle società non è previsto dalla Costituzione e la messa alla prova è un istituto sanzionatorio penale; 2) l’istituto in esame è esclusivamente riconducibile alla persona fisica e non ad una società. Le prescrizioni (servizi sociali per lavori di pubblica utilità), infatti, non possono essere applicate a una persona giuridica la cui rieducazione è ontologicamente non compatibile.
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on. avv. Giuseppe Scozzari
ContinuaDlgs 231/01. Responsabilità dell’ente. Colpa di organizzazione. Responsabilità dell’amministratore diversa da quella dell’ente. Omicidio colposo. Violazione norme sicurezza del lavoro.
Con la sentenza n. 570/23 la Cassazione ha stabilito che la responsabilità dell’amministratore non può essere confusa con quella della società, considerato che la valutazione va fatta su ambiti ben distinti.
Il caso esaminato dalla S.C. riguardava una vicenda di omicidio colposo a seguito di violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro.
Il principio di diritto affermato dalla Corte in sintesi è il seguente: la responsabilità dell’ente va motivata e non va confusa con quella dell’amministratore, i due piani non sono sovrapponili, ma vanno verificate eventuali carenze del modello organizzativo dell’ente evidenziando gli eventuali deficit di tutela che hanno consentito che l’evento lesivo si verificasse. I giudici di legittimità hanno ribadito che nel caso di responsabilità dell’ente va verificata l’idoneità/inidoneità dell’assetto organizzativo che è ben altra cosa rispetto alla personale responsabilità dell’amministratore.
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on. avv. Giuseppe Scozzari
ContinuaInquinamento idrico. Scarico industriale non autorizzato. T. U. Ambientale. Discrimine modalità di scarico.
La Corte di cassazione con la sentenza 5738/2023 ha stabilito il discrimine tra il reato di scarico non autorizzato di acque reflue industriali (artt. 124 e 137, co. 1, del T. U. ambiente) e la fattispecie di smaltimento non autorizzato di rifiuti (acque reflue).
Secondo il supremo consesso in presenza di un sistema stabile di collettamento acque funzionale al sistema produttivo industriale è applicabile la disciplina relativa alla fattispecie di scarico non autorizzato; nel caso in cui lo sversamento di acque reflue sia occasionale, e quindi non strutturale, si è in presenza della fattispecie di abbandono o smaltimento illecito di rifiuti.
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on. avv. Giuseppe Scozzari
ContinuaWhite list. Il rigetto dell’iscrizione della Prefettura può dar vita al ricorso al controllo giudiziario. Importante decisione della Cassazione.
La Corte di Cassazione con la sent. 2156/23 ha stabilito che in caso di rigetto o di diniego di rinnovo di iscrizione di una impresa nella “White list” della Prefettura, questa può volontariamente richiedere il controllo giudiziario (art. 34 bis co. 6 – d.lgs. 159/11). Si tratta di una sentenza “miliare” perché finalmente sgombera il campo dalle ambiguità che fino ad oggi ha pervaso la delicata materia in tema di prevenzione antimafia. Questa sentenza seppur espressa da una sezione semplice della S.C. ha il merito non solo di creare un importante precedente giurisprudenziale, ma soprattutto di equiparare l’interdittiva antimafia al diniego di iscrizione nella white list. Gli effetti di questa equiparazione si traducono in un notevole ampliamento delle garanzie per le imprese che subiscono l’ostativo provvedimento prefettizio. La sentenza in commento da una quanto mai auspicata interpretazione costituzionalmente orientata (dell’art. 34 bis co. 6 – d.lgs. 159/11) consente di superare quel limite legislativo che creava una imbarazzante disparità tra i due istituti (Interdittiva e White list).
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on. avv. Giuseppe Scozzari
ContinuaDAL GOVERNO. REATI TRIBUTARI. SCUDO PENALE. PREMIALITÀ FISCALE.
Ieri è stato approvato un DL relativo a queste fattispecie: (1) omesso versamento ritenute (oltre €150 mila annui), (2) omesso versamento IVA (oltre € 250 mila annui), (3) indebita compensazione crediti (oltre € 50 mila annui).
In altri termini non scatta la sanzione penale se il contribuente definisce bonariamente l’accordo con il fisco, quindi rientrando dai sopra soglia.
Il governo preferisce intraprendere la strada della premialità del contribuente “disciplinato” che intende saldare il proprio debito con il fisco. Il vantaggio ulteriore consiste nel fatto che il contribuente pagherebbe un diciottesimo delle sanzioni.
Ovviamente bisogna attendere il testo che sarà approvato dai due rami del Parlamento.
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on. avv. Giuseppe Scozzari
ContinuaConsiglio Nazionale Forense (CNF). Codice deontologico. Sanzione disciplinare per omessa informazione al cliente
Il CNF con la sentenza n. 207/22 ha confermato la sanzione disciplinare della censura nei confronti di un avvocato che aveva omesso di informare il proprio cliente sull’andamento e sugli esiti del processo, ancorché il cliente abbia preso parte alle udienze.
Il CNF condivide la sanzione applicata (per condotta posta in essere in violazione dell’art 27 CDF) dal COA competente perché si legge “l’avvocato deve fornire al cliente informazioni chiare, intellegibili ed esaustive, e tale dovere non viene meno sol perché relative ad eventi cui lo stesso cliente abbia personalmente partecipato”.
La decisione è assolutamente condivisibile.
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on. avv. Giuseppe Scozzari
ContinuaReati tributari. Beneficio penale per chi paga prima del dibattimento. Omesso versamento IVA.
Con la sentenza n. 1073/2023 la Suprema Corte ha statuito che l’integrale pagamento del debito tributario prima del dibattimento determina una causa di non punibilità (ex art. 13 dlgs 74/00). Tale pagamento, secondo la Corte, può avvenire non solo in un’unica soluzione ma anche attraverso le procedure conciliative, di adesione all’accertamento, rottamazione e del ravvedimento operoso (senza alcun aggravio ulteriore). Qualche dubbio giurisprudenziale residua nel caso di parziale pagamento, pur in presenza di una delle suddette procedure. L’orientamento della Corte è, comunque, verso la soluzione positiva. #Reatitributari #nonpunibilità #OmessoversamentoIVA #IVA
on. avv. Giuseppe Scozzari
ContinuaInterdittiva Antimafia. DLGS 231/01. Modello organizzativo. Irrilevanza in presenza del condizionamento mafioso in atto.
L’art. 34 bis del DLGS 159/11 (Codice Antimafia) prevede la possibilità, per l’impresa in “odore” di condizionamento mafioso (quindi destinataria o in procinto di una Interdittiva antimafia) di accedere al “controllo giudiziario”. Questo istituto si basa su un giudizio prognostico favorevole per l’impresa, ossia che questa possa tornare ad operare in assenza di condizionamento mafioso.
La S.C., con la sentenza n. 11326/23, ha ribadito che l’eventuale adozione del modello ex DLGS 231/01 è irrilevante se viene riscontrata la “non occasionalità “ e, quindi per converso, la attuale e persistente permeabilità della stessa al fenomeno mafioso.
Secondo la Corte il modello ex 231 è irrilevante, res sic stantibus, anche se adottato dopo il ricevimento dell’ Interdittiva.
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on. avv. Giuseppe Scozzari
ContinuaAutorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Il rilascio dell’AIA non estingue il reato.
La suprema Corte con la sentenza 398/23 ha statuito che il rilascio dell’AIA non estingue il reato (ex art. 29-quattuordecies Dlgs 152/06), consumato antecedentemente al rilascio, ma costituisce un presupposto per continuare a esercitare legittimamente in futuro la propria attività.
on. avv. Giuseppe Scozzari
ContinuaSicurezza sul lavoro. Delega di funzioni. Esonero responsabilità datore di lavoro.
In linea generale il datore di lavoro è sempre responsabile della sicurezza sui luoghi di lavoro. Ma tale regola subisce una eccezione nel caso il cui il datore di lavoro abbia dato una delega ad un altro soggetto, conferendogli i poteri di controllo in materia di sicurezza dei lavoratori e prevenzione degli infortuni.
La S.C. (sent. 8476/23) chiarisce che ai sensi dell’art. 16 (Dlgs 81/08) la delega può essere validamente conferita ad un singolo consigliere “esecutivo” oppure ad un “comitato esecutivo”. In entrambi i casi il datore di lavoro è esonerato da responsabilità in primo luogo se opera i dovuti controlli sulla condotta del delegato, in secondo luogo se verifica i flussi informativi aziendali. In altri termini i giudici di merito devono verificare se si è o meno verificato il “passaggio” della posizione di garanzia.
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on. avv. Giuseppe Scozzari
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